CICLO DELL’AZOTO E DIRETTIVA NITRATI

La Direttiva Comunitaria 676 del 1991, nota come Direttiva Nitrati, ha come obiettivo quello di proteggere la qualità delle acque, tramite la prevenzione dall’inquinamento da nitrati di origine agricola delle acque superficiali e della falda acquifera. Ogni stato membro negli anni ha recepito la Direttiva Nitrati ed ha elaborato dei Programmi d’Azione mirata a tal scopo. Ma cosa sono i nitrati e perché destano preoccupazione?

Per capire e contestualizzare la Direttiva Nitrati è necessario affrontare il tema del ciclo dell’azoto (N), un fondamentale ciclo biogeochimico. L’azoto è un elemento chimico della tavola periodica importantissimo, presente praticamente ovunque, dal nostro copro all’atmosfera. L’azoto, inoltre, è distribuito in diverse forme, organiche ed inorganiche, che si “muovono” tra atmosfera, terreno ed esseri viventi e cambiano ancora proprio nel ciclo dell’azoto. In quest’ultimo, assistiamo infatti a cinque “trasformazioni” dell’azoto in ambienti ossici e anossici, ovvero:

  • Ammonificazione, ovvero il passaggio da azoto organico ad azoto ammoniacale;
  • Organicazione, in cui le forme minerali dell’azoto vengono immobilizzate dalle piante e trasformate in amminoacidi;
  • Nitrificazione, dove l’ammoniaca (NH₃) viene ossidata da parte dei batteri Nitrosomonas in nitriti (NO₂⁻), i quali a loro volta vengono attaccati dai Nitrobacter a formare nitrati (NO₃⁻);
  • Denitrificazione, riduzione dell’azoto nitrico in azoto molecolare che ritorna in atmosfera;
  • Fissazione, riduzione dell’azoto molecolare in azoto ammoniacale tramite la nitrogenasi. Gli agenti fissatori possono essere Azotobacter, Clostridium, rizobi, cianobatteri e Frankia.

In agricoltura e in zootecnia, l’azoto, insieme al potassio (K) e al fosforo (P), è fondamentale per la crescita delle piante. I reflui zootecnici contengono azoto in quantità diverse in base alla specie da reddito allevata, all’alimentazione degli animali, alla gestione e allo stoccaggio degli stessi e possono essere impiegati per la concimazione del terreno. L’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici è normata proprio dalla Direttiva Nitrati al fine di evitare o contenere, come già accennato, l’inquinamento delle acque. Questo perché l’azoto e in particolare il nitrato, pur essendo prontamente assorbibile per le piante, è tuttavia estremamente idrosolubile e quindi è soggetto a lisciviazione, ovvero, tende a spostarsi dalle acque di percolazione a quelle di falda in determinate condizioni come l’eccessiva presenza di nitrato stesso e forti piogge, costituendo quindi un indicatore di inquinamento ambientale. Il problema non è dato tanto dai nitrati, la cui tossicità è bassa, ma dalla loro trasformazione in nitriti, che sono altamente tossici soprattutto sui bambini e possono formare nitrosammine, composti con potenziale cancerogeno. Ancora, ricordiamo che uno scorretto utilizzo dell’azoto in campo può comportare danni anche al terreno e alle colture stesse durante il loro sviluppo. Inoltre, i nitrati contribuiscono, insieme al fosforo, al processo di eutrofizzazione delle acque ovvero alla proliferazione incontrollata di alghe che, sottraendo ossigeno ai pesci, ne causano la moria.

Proprio per queste ragioni, la Direttiva Nitrati va a designare quelle che sono le zone vulnerabili ai nitrati e quelle non vulnerabili ai nitrati. Le zone vulnerabili ai nitrati (ZVN) sono quelle zone di territorio che scaricano direttamente o indirettamente composti azotati in acque che sono o già inquinate o che potrebbero esserlo in conseguenza di tali di scarichi. Si tratta quindi di zone dove c’è vicinanza con il mare, con corsi d’acqua o con falda acquifera superficiale. Nelle zone vulnerabili ai nitrati, possono essere apportati al terreno massimo 170 kg di N per ettaro per anno, mentre in quelle non vulnerabili 340 kg di N per ettaro per anno. Nelle zone vulnerabili ai nitrati è inoltre previsto un periodo di sospensione della distribuzione degli effluenti zootecnici nel periodo invernale, che coincide col periodo delle piogge. In Italia, ogni regione delimita le zone vulnerabili ai nitrati e redige il Piano d’Azione Obbligatoria.

L’Unione Europea, sulla linea delle indicazioni fornite dalla OMS, ha posto in 50 mg per litro la concentrazione massima ammissibile dei nitrati nelle acqua potabili.

Ricordiamo che l’agricoltura e la zootecnia non sono le uniche attività antropiche colpevoli dell’inquinamento da nitrati delle acque, in quanto concorrono a tale problema anche scarichi civili e industriali.