Il Parmigiano Reggiano DOP
Il Parmigiano Reggiano DOP è un
formaggio a pasta dura, cotta e a lenta maturazione, prodotto con latte vaccino
crudo, parzialmente scremato, non trattato termicamente e senza additivi.
La sua storia e il suo legame con
la zona di produzione vanno avanti da nove secoli. Infatti
i primi produttori furono i monaci cistercensi e benedettini che, nel Medioevo,
desiderosi di produrre un formaggio in grado di durare nel tempo e grazie al
sale proveniente dalle saline di Salsomaggiore e al latte delle vacche allevate
nelle aziende agricole dei monasteri, ottennero un formaggio dalla pasta
asciutta e dalle grandi forme.
Nel 1254, un atto notarile redatto
a Genova testimonia che il caseus parmensis
(il formaggio di Parma) era già conosciuto in una città così lontana dalla sua
zona di produzione. Nel XIV secolo i commerci si espandono in Romagna, Piemonte
e Toscana, raggiungendo anche i centri marittimi del mare Mediterraneo.
Nell’Emilia del 1400, in concomitanza con l’aumento produttivo nella pianura
parmigiana e reggiana, la dimensione delle forme aumenta, fino ad arrivare
anche al peso di 18 kg l’una e nel XVI secolo, il caseificio diventa punto di
riferimento produttivo, economico e sociale. La commercializzazione, quindi, continua
ad espandersi infatti, in questo periodo, inizia anche l’esportazione in
Europa. Al fine di tutelare il prodotto, il Duca di Parma Ranuccio I Farnese
ufficializza la denominazione d'origine con un atto del 7 agosto 1612, nel
quale vengono definiti per la prima volta i luoghi di produzione del “formaggio
di Parma”, andando a gettare le basi per l’attuale DOP. In seguito ad un
periodo buio per la produzione a causa delle guerre, nel 1934 i rappresentanti
dei caseifici di Parma, Reggio Emilia, Modena e Mantova si accordano sulla
necessità di approvare un marchio di origine per il proprio formaggio. Dopo la
Seconda Guerra Mondiale e in particolare nel 1954, in seguito alla Conferenza
di Stresa del 1951 sulla denominazione dei formaggi, nasce l'attuale Consorzio
del Formaggio Parmigiano Reggiano, che riceverà il marchio DOP nel 1996.
L’areale di produzione del
Parmigiano Reggiano DOP, ovvero la zona di allevamento delle vacche, di
trasformazione del latte in formaggio, di confezionamento ed etichettatura ricade
nei territori delle province di Bologna alla sinistra del fiume Reno, Mantova
alla destra del fiume Po, Modena, Parma e Reggio nell’Emilia.
Nel disciplinare di produzione del
Parmigiano Reggiano DOP troviamo il “Regolamento di alimentazione delle bovine”
nel quale viene definito il razionamento degli animali destinati a produrre
latte per la trasformazione nel prestigioso formaggio DOP. Nella razione
giornaliera, i foraggi devono derivare dall’areale di produzione e almeno il
50% della sostanza secca dei foraggi deve essere apportata da fieni. La razione
di base deve essere integrata con mangimi al fine di bilanciare l’apporto dei
vari nutrienti della dieta, ottenendo un rapporto foraggi/mangimi non inferiore
a 1. È vietata la somministrazione alle bovine da latte di alimenti che possano
alterare aromi e sapori del latte e di conseguenza del prodotto finito.
Infatti, non è ammesso l’utilizzo di: insilati, foraggi alterati da muffe,
sostanze tossiche e parassiti e, tra gli altri, colza, fieno greco, stocchi di
mais e di sorgo, brattee e tutoli di mais, paglia di riso, di soia, di medica e
di trifoglio da seme, ortaggi in genere, semi di cotone, frutta fresca e
conservata e relativi sottoprodotti freschi della relativa lavorazione,
barbabietole da zucchero e da foraggio, trebbie di birra, ecc. Il mais può
essere somministrato trinciato a maturazione latteo-cerosa o cerosa
immediatamente dopo la raccolta. Al fine di evitare contaminazioni di insilati
attraverso i terreni e i foraggi, negli allevamenti è vietata anche la
detenzione di insilati di ogni tipo.
Le peculiarità della produzione
del Parmigiano Reggiano DOP sono: la parziale scrematura del latte, l’utilizzo
esclusivo di caglio di vitello per la coagulazione, la formatura e salatura, la
stagionatura e la definizione dei lotti produttivi. In particolare, per
parziale scrematura si intende la scrematura per affioramento naturale del
grasso del latte della mungitura serale in vasche d’acciaio a cielo aperto. Le
forme, cilindriche, a scalzo leggermente convesso con facce piane leggermente
orlate, devono avere un peso minimo di 30 kg e crosta di colore paglierino e
spessore di circa 6 mm. La salatura, che avviene dopo pochi giorni la
formatura, avviene tramite immersione in soluzione salina. Segue la maturazione
o stagionatura che deve protrarsi per minimo 12 mesi. Infine, la definizione
dei lotti produttivi è a cura del caseificio, che va a identificare la
produzione di formaggio annua in:
-
1° lotto: da gennaio ad aprile;
- 2° lotto: da maggio ad agosto;
- 3° lotto: da settembre a dicembre
La marchiatura prevede l’utilizzo
di due tipi di marchi. Il marchio d’origine viene apposto dal caseificio
tramite l’apposizione di una placca di caseina, sulla quale viene indicato il
codice identificativo della forma, la matricola del caseificio, il mese e
l’annata di produzione. La marchiatura di selezione, invece, viene effettuata
dal Consorzio del Formaggio Parmigiano-Reggiano, dopo una serie di operazioni
di controllo.
La denominazione DOP può essere
concessa sia al Parmigiano da tavola sia a quello grattugiato.
Il Parmigiano Reggiano DOP è presenta una concentrazione di acqua del 30% e di sostanza
secca e quindi di sostanze nutritive del 70%. Naturalmente privo di lattosio,
contiene galattosio in tracce. La componente proteica è predominante, infatti
per 100 gr di prodotto si assumono 32 gr di proteine. È, inoltre, ricco in
calcio.
Il mercato del Parmigiano, negli
ultimi anni, è sempre più internazionale.
Fonte e disciplinare completo:
https://www.parmigianoreggiano.com/it/