La PSA, la malattia più temuta in ambito suinicolo.
Come reso noto dal Ministero della
Salute, all’inizio del 2022 è stata rinvenuta ad Ovada, in provincia di
Alessandria (Piemonte, It.) una carcassa di cinghiale
su cui è stata rilevata la presenza dell’ASFV (African
Swine Fever Virus); questa notizia ha fatto cadere
nel baratro della paura tutti gli addetti al settore suinicolo che in Italia
rappresenta un motore economico molto trainante. E’
stato necessario dunque attuare in forma più estesa il piano di eradicazione
già redatto in occasione delle scorse ondate epidemiche: esso prevede
l’abbattimento totale dei capi infetti o presunti tali, con ripercussioni
gravissime sul patrimonio zootecnico suino.
La PSA (Peste Suina africana) è
una malattia virale molto contagiosa che colpisce i suidi causando elevate
morbilità e mortalità, perciò è considerata la più
grave patologia a carico di cinghiali e maiali. L’agente eziologico è un virus
a DNA appartenente alla famiglia degli Asfarviridae
che non induce, nell’ospite infetto, la produzione di anticorpi neutralizzanti
tant’è che l’animale contagiato non si libererà facilmente del suo inquilino
finendo per diventare serbatoio virale in quanto portatore cronico del
patogeno.
Il virus è diffuso soprattutto in
Africa, in particolare nell’area subequatoriale, e la sua provenienza non è
solo un’indicazione geografica ma al contrario costituisce un dato
epidemiologico importante considerando che i suidi selvatici africani meglio
resistono all’attacco virulento. Esso si manifesta, nei cinghiali e nei maiali,
con febbre e malessere diffuso. La malattia si può diffondere per via diretta o
indiretta, quindi per contatto tra soggetti infetti o tramite l’assunzione di
scarti di cibo contaminati.
Dal 2014 l’Europa dell’est è stata
interessata da ondate epidemiche intermittenti che hanno raggiunto la mitteleuropa a fine 2020, probabilmente a causa degli
spostamenti di gruppi di cinghiali. Per quanto riguarda l’Italia, sebbene dagli
anni ’80 circa del ‘900 sono stati riscontrati focolai anche in Sardegna, il
ceppo rilevato nelle regioni nord-peninsulari non corrisponde a quello già
presente –e debitamente contenuto- dell’isola.
L’allerta diffusa ha messo in
crisi questo comparto economico, specialmente per quanto riguarda l’export, già
bloccato da Taiwan e Korea del Sud.
Le autorità competenti hanno
emanato inoltre alcuni consigli e raccomandazioni utili a ciascun cittadino al
fine di ridurre le possibilità di diffusione del patogeno e quindi della
malattia che, ricordiamo, non colpisce l’uomo e perciò non è una zoonosi.
Ecco alcune buone norme:
- Non
importare carne di suino non certificata;
- Segnalare
eventuali carcasse alle autorità competenti e non trasportarle autonomamente;
- Se
fosse necessario il trasporto di carcasse per questioni lavorative,
disinfettare ad ogni viaggio il veicolo;
- Attuare
le misure di bio-contenimento e biosicurezza.