Metabolomica e Riproduzione.
Nell’ambito
delle biotecnologie riproduttive
applicate alle specie di interesse domestico, è di uso comune la crioconservazione del materiale
seminale ma, come è noto, il congelamento, seppure controllato e graduale,
determina una serie di danni alle cellule spermatiche che si traducono in una
perdita di fertilità. Tra i vari
insulti legati al congelamento ricordiamo la perdita di enzimi e proteine che
sono fondamentali affinché il gamete maschile acquisisca la capacità fecondante.
A tal fine, è
necessario che avvengano una serie di reazioni biochimiche, mediate dalle
suddette molecole, che esulano nella capacitazione e reazione acrosomiale dello spermatozoo.
L’avvento di
nuove tecnologie, quali la genomica, la proteomica e, più recentemente, la metabolomica, ha
determinato un rinnovato interesse nei confronti della ricerca di biomarkers di fertilità.
L’identificazione
di geni, proteine o metaboliti
associati alla fertilità maschile può, infatti, aprire nuove opportunità per lo
sviluppo di strategie potenzialmente correttive. Negli ultimi anni, nella
ricerca sulla riproduzione animale, ha trovato ampio utilizzo la metabolomica. Questa tecnica ha suscitato un notevole
interesse per lo studio e la comprensione dei processi biologici fondamentali
relativi alla capacità fecondante del seme maschile, poiché consente
l'identificazione e la quantificazione di piccole molecole, i metaboliti
appunto, che sono maggiormente indicativi del fenotipo cellulare. Grazie a questo nuovo approccio è stato
possibile fare dei passi avanti nella ricerca dei biomarkers
evidenziando come effettivamente il congelamento comporta una sostanziale
variazione di metaboliti. In particolare è emerso che tra i metaboliti
maggiormente depauperati a causa della crioconservazione c’è l’ipotaurina, che
è fondamentale per la capacitazione e la motilità
spermatiche. In diverse specie di mammiferi è stata osservata una relazione
positiva tra il contenuto in ipotaurina del seme e la
sua fertilità. Essa infatti svolge un’azione antiossidante importante, come scavenger
dell’OH', proteggendo le cellule dai danni della perossidazione,
incrementa la motilità spermatica e favorisce la penetrazione della cellula
uovo. È interessante osservare che l’ipotaurina, sin
dagli anni ’90 è uno degli agenti stimolanti la motilità routinariamente
incorporato nel medium di IVF (In Vitro Fecondation)
bovino.