Il porceddu
Il maialino da latte, conosciuto in dialetto locale col
nome di Porceddu o Porcheddu, è un caposaldo della
gastronomia sarda tanto da essersi aggiudicato il riconoscimento PAT (Prodotto
Agroalimentare Tradizionale). Storicamente legato ai paesaggi rurali
dell’isola, il maiale ha da sempre rappresentato un’importante risorsa
economica per il popolo isolano il quale era solito
preparare e consumare questa prelibatezza allo spiedo esclusivamente nei giorni
di festa. L’esperienza e il gusto della brace che caratterizzano la gente del
posto trovano la massima espressione nel porceddu,
cucinato sapientemente seguendo la ricetta tradizionale.
L’animale giovane, di età compresa tra i 30 e i 45
giorni, deve raggiungere un peso compreso tra i 5 e i 9 kg prima di essere
macellato. Esso viene nutrito quasi esclusivamente con latte materno ma è
possibile fare un’integrazione di prodotti naturali quali granaglie, erbe e
bacche nella misura limite del 15% sul totale della razione.
La razza autoctona
da cui si ottiene il lattante è il Suino
Sardo, il cui allevamento si può far risalire alla preistoria.
La scomparsa progressiva dei boschi di querce, ha portato,
nel corso del Novecento, a una forte contrazione dell'allevamento del suino
allo stato brado, sostituito in parte
dall'allevamento casalingo.
La razza Sarda è stata dotata nel 2006 di Registro
anagrafico, gestito dall'Associazione
Nazionale Allevatori Suini.
Morfologicamente si presentano di piccola mole con un peso vivo da adulto
di 70-100 kg, altezza media al garrese 60 cm.
Il colore del mantello può essere nero, grigio, fulvo, pezzato con presenza di
setole lunghe, numerose, ruvide che formano una sorta di criniera in corrispondenza
della linea dorsale.
La testa è conica con profilo rettilineo ed orecchie piccole; a volte può
presentare "tettole" come la Pelatella Casertana.In
seguito a un caso di peste suina avvenuto nel 1978 fu vietata l’esportazione di
tutti i prodotti a base di carne di suino sardo, sia freschi che trasformati,
con un forte impatto negativo sul mercato. Attualmente però, grazie ad un
efficace piano di eradicazione del virus, è di nuovo possibile l’export di
questa specialità.