Crioconservazione

Abbiamo già introdotto il discorso sulle biotecnologie, definendole come un insieme di tecniche applicate agli organismi viventi al fine di modificarne la fisiologia o migliorarne le performance. In zootecnia tali pratiche hanno assunto un’importanza sempre maggiore, grazie all’utilità riscontrata in ambito manageriale che esula in una semplificazione della gestione aziendale. Questo è particolarmente vero per ciò’ che riguarda la riproduzione, come abbiamo già chiarito nell’articolo precedente, menzionando l’inseminazione strumentale, la superovulazione e il prelievo di ovociti immaturi; ma per migliorare ulteriormente tali procedure applicate agli animali da (ri)produzione si è reso necessario implementare ulteriori tecniche, che potremmo in un certo senso definire complementari a quelle di cui già si è discusso.

Queste ultime riguardano la crioconservazione e il sessaggio del seme.

La prima, come ci suggerisce il termine stesso, implica il congelamento in azoto liquido del materiale seminale, opportunamente diluito in mestrui.

Vediamo nel dettaglio: la crioconservazione è una tecnica che cammina di pari passo con l’inseminazione strumentale. Infatti, considerando che questa biotecnologia riproduttiva implica la diffusione di genotipi superiori tramite utilizzo di seme certificato, è necessario che quest’ultimo sia conservato in maniera opportuna per consentire l’accoppiamento di esemplari geograficamente lontani o per preservare materiale genetico di soggetti ad alta genealogia ormai morti o comunque impossibilitati nel compiere l’atto fecondativo.

Il materiale seminale viene raccolto tramite vagina artificiale dopo simulazione di accoppiamento o stimolazione manuale. In molti paesi europei è ancora largamente diffusa


l’elettrostimolazione, procedura che in Italia è stata ormai abbandonata perché’ considerata invasiva per l’animale e contro producente per l’allevatore o il tecnico poiché gli spermatozoi risultano molto compromessi dagli impulsi elettrici.

Dopo la raccolta del campione, si procede all’analisi macro e microscopica che mira a valutarne colore e consistenza, motilità e integrità di membrana e tutti gli altri fattori che concorrono a determinare la qualità del seme.

Quest’ultimo viene diluito in mestrui che hanno il compito di modulare le reazioni biochimiche che normalmente avvengono in qualsiasi sostanza biologica; tra i componenti non possono assolutamente mancare antibiotici, tamponi fosfato, glucosio e altre fonti di nutrimento per la cellula spermatica.

Ma ciò che risulta maggiormente indispensabile è l’uso dei crioprotettori che, come si può facilmente evincere, hanno il ruolo fondamentale di ridurre i danni criogenici indotti alla cellula.

Essi si dividono in permeabili e non permeabili, ad alto e basso peso molecolare, ma il meccanismo di azione è più o meno simile per tutti: sostituiscono l’acqua intracellulare rallentando la formazione di cristalli di ghiaccio al suo interno che potrebbero compromettere la funzionalità cellulare.

Tutti questi accorgimenti sono fondamentali poiché, sebbene la discesa termica avvenga in maniera graduale e controllata, seguendo regolari protocolli, la crioconservazione rimane comunque un processo invasivo per la cellula, benché’ indispensabile per il perseguimento degli obiettivi di selezione e miglioramento genetico.

Per quanto concerne il sessaggio, si rimanda ad un ulteriore approfondimento.