BLUETONGUE
La Bluetongue o febbre catarrale degli ovini è una malattia infettiva virale, causata da un virus del genere Orbivirus che colpisce i ruminanti, sia domestici che selvatici. La trasmissione è vettoriale, quindi il virus arriva ai ruminanti tramite un insetto vettore, ovvero un moscerino cosmopolita del genere Culicoides. In particolare, è la femmina di questi moscerini a fare da vettore del virus, poiché ematofaga. Attualmente sono noti 27 “sierotipi” del virus, di cui 24 “tradizionali” ovvero quelli che causano forme cliniche.
Il nome Bluetongue (lingua bu) deriva da uno dei sintomi classici della malattia, ovvero dall’ingrossamento della lingua che una volta fuoriuscita dalla bocca risulterà cianotica. Oltre questo sintomo, tra quelli più comuni abbiamo febbre, scolo nasale, edema alla testa e congestione delle mucose della bocca. Inoltre, la malattia può causare interferenze nella sfera riproduttiva, aborti o malformazioni fetali.
La specie più sensibile tra i ruminanti domestici è quella ovina, in quanto la malattia si manifesta clinicamente con sintomatologia severa che può portare a morte. I bovini, nei quali la malattia decorre in forma subclinica, presentano una fase viremica di circa due mesi e per questo possono essere considerati “serbatoio”.
La Bluetongue non è una zoonosi, ma è comunque impattante dal punto di vista socio-economico poiché causa perdite di patrimonio zootecnico per quanto riguarda gli ovini, calo nelle produzioni nei bovini e, in Italia, impatta anche dal punto di vista commerciale a causa delle limitazioni nelle movimentazioni degli animali tra le diverse regioni della penisola.
In Italia, la Bluetongue è dovuta proprio alla larga presenza dei Culicoides, moscerini crepuscolari che si adattano ben si adattano ai diversi habitat. Dei Culicoides esistono più di 1000 specie, tra queste la più diffusa in Africa e nelle zone del Mediterraneo, Italia compresa, è C. imicola anche se negli ultimi anni hanno preso piede anche altre specie, tra cui C. obsoletus. Analizzando le due specie citate di Culicoides, è importante specificare come che C. imicola è più resistente, ma predilige ambienti aperti dove c’è ristagno d’acqua come le isole o le zone costiere soprattutto del Tirreno. C. obsoletus, invece, resiste anche in ambienti chiusi e tollera temperature più basse. Per tale ragione è responsabile della trasmissione vettoriale del virus anche in Nord Italia.
In generale, in Italia, focolai di Bluetongue (oltre 4000) sono presenti in diverse regioni. La più colpita in assoluto è la Sardegna, dove i serbatoi del virus sono anche i ruminanti selvatici come cervi, mufloni e daini.
Gli strumenti di prevenzione adottati in Italia sono costituiti dalla limitazione delle movimentazioni degli animali da Nord a Sud e viceversa e l’impiego del vaccino. È importante specificare che la vaccinazione è su base volontaria, quindi su richiesta dell’allevatore tranne che per la Sardegna, dove esiste da anni un programma di vaccinazione obbligatoria.
A livello europeo, durante l’ultima riunione del Consiglio Agrifish, proprio nei giorni scorsi si è discusso riguardo l’introduzione di un piano vaccinale massivo, richiesto a gran voce anche da Spagna e Francia.
Articolo di Marica Raimondo
Fonti: EFSA
Ruminantia
Salute.gov.it
Sardegnasalute.it