By- products della filiera ittica
In seguito all’incremento demografico globale, la domanda verso il settore ittico ha registrato un notevole aumento determinando un forte incremento dei volumi di produzione favorito anche dallo sviluppo delle tecnologie di pertinenza. La FAO (Food and Agricolture Organization of United Nations), ha affermato che negli ultimi decenni la produzione totale della pesca e dell’acquacoltura è aumentata notevolmente così come il consumo mondiale pro-capite di prodotti ittici. Una buona parte del pesce è destinato a processi industriali, e in totale ne deriva inevitabilmente uno scarto molto impattante costituito da resti di muscoli, pelle e pinne, lische, teste e viscere. Grazie alla crescente attenzione verso l’economia circolare, però, i by-products derivanti dalla filiera ittica rappresentano oggigiorno un input interessante da destinare soprattutto all’itticoltura stessa, considerando che i sottoprodotti vantano quasi lo stesso apporto proteico del muscolo del pesce. Inoltre, è noto che essi contengano ancora proteine funzionali e peptidi ricchi in amminoacidi come alanina, fenilalanina, metionina, prolina, valina, tirosina, triptofano, leucina e isoleucina.
I sottoprodotti della produzione ittica oltre a rappresentare una fonte importante di proteine, contengono anche acidi grassi essenziali e minerali. Per cui, se attualmente già trovano largo impiego come fertilizzante, molti altri settori economici stanno mostrando interesse verso questi by-products. Un altro scarto dal valore non poco rilevante è il collagene, una proteina strutturale naturalmente presente in tutti gli animali la cui funzione principale è quella di fornire stabilità meccanica, pertanto, costituisce il gruppo di proteine più abbondante nei tessuti connettivi e può essere inserito nella formulazione di integratori alimentari sia ad uso umano che animale.
A cura di Ester De Martino