AFLATOSSINE B1 e M1
Le aflatossine sono micotossine prodotte da microfunghi, soprattutto da quelli del genere Aspergillus o da muffe. Quelle note sono le aflatossine B1, B2, G1, G2 e i derivati metabolici M1 e M2.
Aspegillus flavus e Aspergillus parasiticus, in particolare, producono l’aflatossina B1 che rappresenta il più potente cancerogeno epatico di origine naturale. Oltre all’azione cancerogena, questa tossina ha anche azione mutagena e teratogena.
Aspegillus flavus e parasiticus sono funghi termotolleranti, ovvero crescono in ambienti caldi e umidi, con un optimum di crescita che oscilla intorno ai 35-37°C ed un massimo di tolleranza di 48°C, mentre i livelli di umidità dipendono dal substrato di crescita. In generale, le aflatossine da questi prodotte, possono essere presenti in diversi prodotti alimentari tra i quali arachidi, mais, riso, frutta secca, spezie e semi di cacao. La contaminazione può avvenire prima o dopo la raccolta. Proprio per la caratteristica della tolleranza a climi caldi e umidi, si prevede un forte impatto delle aflatossine sugli alimenti come conseguenza del cambiamento climatico.
Anche i derivati metabolici delle aflatossine sono riscontrabili negli alimenti. L’aflatossina B1, la più diffusa nei prodotti alimentari, ha infatti come metabolita l’aflatossina M1 che può essere presente nel latte proveniente da animali alimentati con mangimi contaminati dalla B1 stessa. L’aflatossina M1 è, come la B1, cancerogena ed è inoltre termostabile quindi non viene eliminata con la pastorizzazione e con la caseificazione.
Per quanto detto finora, è chiaro che le aflatossine B1 e M1 rappresentano un problema per la sicurezza alimentare e sono costantemente oggetto di campionamento e controllo sia nelle aziende zootecniche, che nelle industrie lattiero-casearie.
Nel 2003 sono state riscontrate le prime contaminazioni consistenti da aflatossine nelle matrici alimentari e da quel momento è apparso necessario un monitoraggio costante e l’imposizione di limiti di queste sia nei mangimi che nel latte. Per quanto concerne i mangimi è il mais il principale alimento zootecnico di interesse in questo ambito. In seguito al 2003, l’UE va a tutelare animali e consumatori fissando i livelli massimi di aflatossine in alimenti e mangimi per garantire che non nuocciano alla salute umana o animale, mantenendo i tenori di micotossina al livello più basso ragionevolmente conseguibile, cercando di seguire buone pratiche in materia di agricoltura, stoccaggio e lavorazione.
I tenori massimi di aflatossine e di altri contaminanti negli alimenti sono stabiliti nel regolamento (CE) 1881/2006 e successive modifiche. I tenori massimi di metaboliti M1 nel latte, inoltre, sono espressi anche nei disciplinari di produzione dei formaggi a marchio. Per queste ragioni sia le aziende zootecniche, sia le industrie lattiero-casearie sono tenute ad effettuare campionamenti ed analisi a riguardo periodicamente. È importante specificare che nel caso di superamento dei limiti massimi consentiti di aflatossina B1 in cereali, frutta secca, ecc, è previsto il sequestro dei beni alimentari e nel caso di aflatossina M1 è impossibilitata la commercializzazione del latte.
In allevamento, ad oggi, è possibile provare a limitare la contaminazione da aflatossine utilizzando dei catturanti o binder nella razione alimentare degli animali da reddito.
Fonti:
EFSA
Informatore zootecnico
IZS
Ruminantia