BIOSICUREZZA NELL’ALLEVAMENTO DELLA BUFALA DA LATTE

La biosicurezza può essere definita come l’insieme di tutte quelle procedure volte a limitare il rischio di ingresso o di diffusione di un patogeno, sia all’interno che all’esterno dell’azienda zootecnica. L’applicazione di tali misure è ormai imprescindibile nell’ottica del One Health ed è normata per ogni specie zootecnica allevata, in relazione anche ai fattori ambientali e alla presenza di determinati patogeni in specifiche aree geografiche.

Per quanto riguarda gli allevamenti bufalini, in Campania, è il DGR n.° 104 del 08/03/2022 a normare i requisiti di biosicurezza per il contenimento di brucellosi e tubercolosi.

Come accennato, la biosicurezza è da applicare in due diverse forme: esterna e interna. La prima riguarda le misure atte a limitare il rischio d’ingresso di nuovi patogeni in azienda e, al contempo, di evitare che quelli eventualmente già presenti raggiungano l’ambiente esterno; la seconda mira a contenere la circolazione di patogeni all’interno dell’allevamento stesso, ad esempio tra i diversi box di animali.

Vediamo, secondo il Piano 104, quali sono le principali misure di biosicurezza da adottare che dovranno essere poi definite e riportate in un manuale di biosicurezza.

BIOSICUREZZA ESTERNA

La principale misura di biosicurezza esterna è la suddivisione dell’azienda in tre zone: ZAC (zona ad accesso controllato), ZAR (zona ad accesso ristretto) e zona filtro. La ZAC o zona “sporca” deve essere ben distante dalla zona di stabulazione degli animali e ha funzione di parcheggio dei veicoli dei visitatori occasionali e dei dipendenti. La zona filtro dovrebbe essere utilizzata, invece, per il carico/scarico dei veicoli non aziendali. La ZAR o zona “pulita” corrisponde invece ai box degli animali e vi hanno accesso solo gli operatori del settore muniti di stivali e mezzi aziendali. Oltre questa suddivisione, gli altri parametri di biosicurezza da rispettare sono:

  • Recinzione completa del perimetro aziendale volta a impedire l’ingresso di sinantropi;
  • Passaggi carrabili di ingresso e di uscita chiusi con cancelli;
  • Presenza di presidi di disinfezione in entrata ed in uscita dell’azienda ed area di lavaggio e sanificazione per i mezzi aziendali in ZAC;
  • Ingressi separati per i fornitori (stoccaggio alimenti e reflui) distanti dalle aree di stabulazione;
  • Distanza adeguata da altre aziende zootecniche (min. 500 m) e distanza adeguata da altre imprese del settore agroalimentare;
  • Presenza di un’area per lo stoccaggio delle carcasse e dei feti abortiti coperte e recintate opportunamente per raccogliere i SOA (sottoprodotti di origine animale);
  • Presenza di un’area di quarantena ben dimensionata per le eventuali operazioni di ripopolamento lontana dalla ZAR;
  • Spogliatoi per gli operai e i visitatori in zona filtro;
  • Segnaletica opportuna per le varie zone e i vari box degli animali;

BIOSICUREZZA INTERNA

La biosicurezza interna è da gestire con la corretta compartimentazione per le diverse categorie di animali che, in genere, vengono divisi in box per stato fisiologico (asciutta, lattazione, singola mungitura) o per fasce di età nel caso della rimonta (manzette, vitelle, manze). È inoltre fondamentale la disposizione e la struttura delle vasche di stoccaggio dei reflui che devono essere ben delimitate e lontane dai box degli animali. Anche la gestione dei dipendenti influisce sulla biosicurezza interna. Infatti, questi devono lavorare solo per un allevamento , devono essere periodicamente aggiornati e devono sempre avere a loro disposizione stivali aziendali, materiale monouso e DPI. È necessario tracciare gli spostamenti degli animali e gli scarichi dei fornitori. Al fine di ridurre il rischio di trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili, come la brucellosi, è consigliabile impiegare la fecondazione artificiale.

Fonte: DGR n° 104 del 08/03/2022