ANTIBIOTICI E ORMONI IN ALLEVAMENTO: VERO O FALSO?

Gli allevamenti degli animali da reddito sono, sempre più frequentemente, demonizzati per diversi aspetti tra i quali l’ipotetico impiego di ormoni e antibiotici. Questa credenza è fondata? La risposta è no.

La crescente disinformazione che ruota attorno a questi delicati argomenti si ripercuote negativamente sul mercato dei prodotti di origine animale a favore di prodotti considerati dal consumatore più salutari e sostenibili.

La realtà è ben diversa in quanto l’utilizzo di ormoni negli allevamenti è vietata in tutta Europa e la somministrazione degli antibiotici è severamente normata.

Per quanto concerne gli ormoni, infatti, c’è molta confusione. La realtà è che la Direttiva 96/22/CE vieta l’impego di tireostatici, stilbeni e derivati, estradiolo e β agonisti al fine di tutelare la salute dei consumatori e preservare la qualità dei prodotti. È inoltre vietata l’immissione sul mercato di carne o di altri prodotti di origine animale contenenti ormoni o residui di ormoni ed è vietata anche la detenzione nelle aziende zootecniche di queste sostanze.

Per gli antibiotici il discorso è diverso in quanto è impossibile vietarne l’uso poiché questi sono fondamentali per la cura degli animali in allevamento. Tuttavia la somministrazione di antibiotici ad animali da reddito è subordinata a normative precise, continuamente aggiornate, volte a ridurne l’impiego per contrastare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Inoltre, la somministrazione di antibiotici a scopo preventivo in allevamento è vietata dal 2006 , pertanto l’impiego di antibiotici avviene quando c’è una malattia conclamata da curare e previa prescrizione medica. Qualora venisse somministrato un antibiotico bisogna poi rispettare i tempi di sospensione per ogni specie e per ogni prodotto derivato. Troviamo, infatti, tempi di sospensione diversi per il latte e per la carne. Ciò significa che il latte dell’animale trattato con antibiotico non può essere convogliato all’interno del tank per il latte, ma deve essere smaltito in concimaia e che se volessimo inviare un capo trattato con antibiotico al macello non possiamo farlo fin quando non terminano i giorni di sospensione.

A tal proposito, ricordiamo, che la movimentazione in uscita verso mattatoio degli animali da reddito è ben regolamentata e documentata. Tramite il portale www.vetinfo.it è infatti obbligatorio compilare correttamente il modello 4, ovvero il documento di accompagnamento degli animali in uscita. Durante la compilazione del modello 4 si incrociano i dati anagrafici dell’animale con quelli del portale della Farmacosorveglianza veterinaria che ci indica quali farmaci sono stati somministrati al capo e quando, al fine di evitare immissione sul mercato di carne contenente residui di antibiotico. Ricordiamo, inoltre, che il detentore degli animali è passibile di denuncia penale se immette sul mercato carni che non rispettano i tempi di sospensione.

Per quanto riguarda il latte, specifichiamo che, soprattutto nel caso di latte destinato alla trasformazione è controproducente anche per l’allevatore e per il trasformatore utilizzare latte con residuo antibiotico, in quanto questo non coagula.

È errato dire anche che il petto dei polli è così grande per l’impiego di antibiotici o che le razze bovine da carne sono muscolose per l’uso di ormoni in quanto per entrambe le false credenze c’è una verità assoluta che risponde e si chiama selezione genetica.

Fonti: EFSA

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